È bene che sia così, che il male sia visto, riconosciuto, patito, esecrato. E non è inutile che ci arrovelli e si dibatta pubblicamente e con passione sull’opportunità o meno di pubblicare certe immagini, foto e filmati che turbano e angosciano. Ma è ancora più utile che lo scandalo avvenga. Che si dica e, più ancora, si gridi che non è possibile né umano che dopo due anni ancora a questo siamo. Che si ammetta finalmente che quel bambino restituito dal mare ha cominciato a morire il giorno in cui ha dovuto lasciare di soppiatto e senza aiuti, coi suoi genitori e suo fratello, una terra che per lui era casa e per altri solo un campo di battaglia spalancato e reso più atroce dalle complicità o dall’ignavia dei "grandi" del mondo.