Proprio l’immagine della casa, insieme a quella del giardino e del suolo, ci aiuta a capire bene la connessione tra uomo e natura, di cui lui è coltivatore e custode. Dio affida all’essere umano una “casa”, il creato, formata da abitazione, orto e giardino. Consegnando alla sua creatura intelligente il resto delle creature, Dio non fa un rogito, non opera un passaggio di proprietà, ma semmai fa un comodato, assegnando un bene con il compito di utilizzarlo responsabilmente e restituirlo in buono stato. Ed e questa responsabilità a definire il compito umano della custodia della “casa”: responsabilità verso il padrone, verso la famiglia che la abita e la abiterà, verso la casa stessa, giardino e orto compresi. […]
Il legame tra il comportamento umano nei confronti dell’ambiente e nei confronti dei propri simili e evidente a chiunque non voglia chiudere gli occhi davanti alla realtà, ai dati e alle statistiche. È evidente, oggi più di qualche decennio fa, che il problema non è semplicemente tecnico, ma etico: si tratta di guadagnare non solo strumenti meno inquinanti, ma soprattutto comportamenti più responsabili. […]
Dove prevale la logica del consumo e del profitto, difficilmente si fa strada il senso della responsabilità verso gli altri popoli e le future generazioni. […]
Ma l’unico atteggiamento costruttivo, in questo come in tutti i campi del vivere civile, è quello di una concreta progettualità. Ciascuno, secondo le proprie competenze e capacita e secondo i propri ruoli, può e deve fare qualcosa per rendere più abitabile la nostra casa comune.
A cominciare da uno stile personale sobrio, sostenibile, sano. Tutto comincia sempre dalla conversione dei singoli: il mare è composto di tante gocce: “sono proprio io il custode di mio fratello”. La custodia verso l’altro e verso il creato, che diventa non solo rispetto ma vera e propria responsabilità, è uno stile globale, integrale: è impossibile custodire i fratelli abusando del creato o custodire il creato facendo violenza ai fratelli.